Nel volontariato si realizza la Carità

In vista della prossima esperienza di Agosto con il grembiule, il direttore della Caritas di Nola, don Arcangelo Iovino condivide alcune sue riflessioni sul tema del volontariato
Riflessioni del Direttore

Nel volontariato si realizza la Carità

Il concetto di volontariato non dice nulla di nuovo rispetto alla rivelazione biblica anche se si è cominciato a ragionare in modo sistematico sostanzialmente a partire dal 1991, anno di promulgazione della legge quadro che riconosceva e conferiva dignità̀ giuridica a qualcosa che già̀ esisteva nel panorama italiano. Così per chi non possiede il dono inestimabile della fede, il volontariato diventa quindi un modo per vivere il principio costituzionale della solidarietà, il nome laico della Carità.  

Papa Francesco, in occasione della 50° Settimana sociale di Trieste, ha citato il Beato Giuseppe Toniolo: «La democrazia si può definire quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori» (G. Toniolo, Democrazia cristiana. Concetti e indirizzi, I). Sempre il Santo Padre, nel suo discorso a Triste, nella giornata di domenica 7 Luglio, ha dichiarato: «Un popolo si tiene insieme per i legami che lo costituiscono, e i legami si rafforzano quando ciascuno è valorizzato. Ogni persona ha un valore; ogni persona è importante. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante . Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile». (Cfr Lett. Enc. Fratelli Tutti)

La 'Carta dei valori del volontariato', stilata dal mondo del volontariato italiano, al termine dell'Anno internazionale dei Volontari proposto dall'O.N.U., qualifica come volontario «la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l'umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni».

Inoltre, don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione “Casa della Carità” dal 2002 al 2023, in un suo articolo scrive: «La parola volontariato sottende tanti significati e non può essere contrabbandata come un appello generico alla generosità che vale “per tutte le stagioni”, che comunque riceve consenso univoco perché è comunque ininfluente nelle scelte socio-politiche, quelle che incidono sul vivere sociale e che rimandano ad una cultura “politica”. Oggi non è più così perché vi è un conflitto sul come farsi carico di quelli che genericamente chiamiamo invisibili, che hanno poco potere, che non contano e per di più non vorremmo averli tra noi. Ritorna in campo un orizzonte strategico che è partire dalla dignità di ogni persona, dal diritto alla dignità anche se debole e fragile, anzi soprattutto in questo caso. Ecco perché il volontariato chiede relazioni fraterne, di appartenenza, di reciprocità e invoca una cultura di cittadinanza inclusiva. Possiamo dire che si può discutere sul come, non sul se condividere. Papa Francesco ci ha restituito una parola-chiave, fondante, che va riletta in tutte le scelte, anche le più complesse: la parola è fraternità. E’ l’orizzonte strategico che fa essere volontari perché partecipi di questa domanda di cittadinanza» e permette, in questo tempo largamente dominato dall’economia, di non cadere nel pericolo di collocare il volontariato dentro una mitizzazione dell’economia perché costituisce un valore aggiunto.

Don Arcangelo: «Il volontariato come stile di vita cristiana»

Il volontariato è uno dei possibili segni concreti di uno stile di vita cristiana della persona che informa la propria esistenza a partire da alcuni valori fondativi quali la gratuità, il dono, il rispetto della dignità dell'altro, la condivisione, la sobrietà. L'azione volontaria incarna una scelta di stile di vita imperniata sui valori e sulle esperienze di dono e gratuità. Gratuità che non può essere considerata solo come una categoria economica. Non si tratta di contrapporre il servizio gratuito a quello professionale retribuito, ma di dare significato e senso alla gratuità intesa come valore che guida la relazione; che dona in maniera disinteressata; che rispetta l'altro senza pretendere una restituzione. La gratuità qualifica la relazione, informa la mentalità dei progetti di vita, è una dimensione qualificante dell'essere cristiani.Il volontariato si contraddistingue per la sua intrinseca volontà a muoversi verso, ad andare incontro. In questa prospettiva, la reciprocità non è mai intesa come misura della relazione ma come legame che si crea tra le persone in virtù del dono gratuito.Nel novembre del 2022  al discorso ai membri della Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario, papa Francesco disse: «Il volontariato è una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare».

Il volontariato per il cristiano è una delle esperienze nella quale si manifesta e si realizza la Carità intesa come amore per i fratelli, risposta al dono ricevuto da Dio: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi i anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34).La relazione tra gli uomini assume, in Gesù Cristo, la forma della fraternità: diventa la Chiesa, dove ogni espressione di dono, di servizio libero è la risposta all'amore di Dio e il principio dell'amore umano.La Carità nel suo duplice volto d'amore per Dio e per i fratelli è la sintesi della vita morale del credente. 

Possiamo dire che il volontariato educa ad un linguaggio che è alternativo al rancore, alla violenza verbale e ci consegna la gioia della mitezza, del non essere indifferenti e rinchiusi in una visione soffocante. Il volontariato ci aiuta quindi a riscoprire l’urgenza di un’educazione appassionata, che sa chinarsi anche sulle solitudini, che avverte che non tutto è mercato, ma che vi è una scelta di condivisione e di inquietudine che rimette in gioco- come decisivo- il legame che sgorga da una solidarietà inclusiva. Il volontariato è una parola che educa al disinteresse, che alimenta e si sostanzia in quello che chiamiamo scelta di gratuità. E’ questa la parola chiave che dà al volontariato, proprio in questa fase storica, la sua originalità, la sua sorgente. E’ il linguaggio della gratuità che è il patrimonio, l’alfabeto  del volontariato, richiamandoci al maestro che fu monsignor Giovanni Nervo.

Ecco perché è giusto e urgente ritornare a ravvivare le ragioni del volontariato come una motivazione “calda” che respira la cultura di pace. Dobbiamo rilanciare la profezia del volontariato per contrastare l’individualismo che fa scaturire una vertenzialità aspra e rancorosa. Stare dalla parte dei poveri, dei fragili è una cultura mite che parte dagli indifesi, invisibili, anche da quelli che vengono contaminati dalla marginalità, dal disagio e dalla devianza.

Don Arcangelo Iovino
Direttore Caritas - Diocesi di Nola

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