La tenacia di San Giuseppe nel mondo lavorativo attuale

«La tenacia di San Giuseppe ci deve accompagnare in questi momenti di forte crisi e instabilità lavorativa» Con queste parole si chiude la conversazione telefonica avuta nei giorni scorsi con Don Giuseppe Autorino - Direttore dell'Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Nola - e  con cui abbiamo commentato alcuni aspetti del Rapporto Caritas 2020 sulle povertà.
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La tenacia di San Giuseppe nel mondo lavorativo attuale

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«La tenacia di San Giuseppe ci deve accompagnare in questi momenti di forte crisi e instabilità lavorativa»

Con queste parole si chiude la conversazione telefonica avuta nei giorni scorsi con Don Giuseppe Autorino - Direttore dell'Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Nola - e con cui abbiamo commentato alcuni aspetti del Rapporto Caritas 2020 sulle povertà.

I dati, presenti nel rapporto, mostrano uno scenario complesso e preoccupante. L'incidenza dei nuovi poveri è aumentata dal 31% al 45 % e la crisi lavorativa inasprisce questa dinamica, colpendo le categorie più fragili.

«L'aumento di nuovi poveri - afferma Don Giuseppe - va di pari passo ad un fenomeno complementare che è l'aumento dei nuovi ricchi, anzi di alcuni soli ricchi. Questa realtà mette ancora più in risalto le nuove povertà. Oggi è questo lo scenario alle spalle della tragedia pandemica, che oltre ad essere un vero dramma umano, risulta essere una fonte di guadagno elevatissimo sull'aspetto sanitario». 

Sempre seguendo il Rapporto Caritas, le famiglie - in special modo quelle del Mezzogiorno, quelle più numerose e con uno scarso tasso d'istruzione - sono quelle più colpite dall'impatto pandemico. Ma il loro impoverirsi non si riduce al solo aspetto economico, caratterizzandosi di altri risvolti.

«Infatti, accanto a questi fenomeni - riprende Don Giuseppe - c'è un grande disagio della vita familiare. La famiglia e la sua stabilità, oggi, vengono messe a dura prova. La classe media non esiste più, esiste semplicemente una classe povera che ha grandi difficoltà non solo economiche. Perché i disagi più atroci a volte non sono solo quel pane, che a livello materiale potrebbe mancare. Ma la grande povertà è anche quella dei valori all'interno delle famiglie, le quali a causa della pandemia sono state appesantite da un senso di violenza e grande sofferenza».

Quindi il covid-19, indirettamente, sta fiaccando sempre di più le fragilità già esistenti sul piano familiare, sociale e dei rapporti di comunità. E sicuramente un altro fattore di crisi emotiva ed economica proviene dalle continue aperture e chiusure, che minano il benessere collettivo fondato soprattutto sulla dignità del lavoro.

«Il mese di maggio - afferma don Giuseppe - si apre con la festa dei lavoratori, il primo maggio. Una ricorrenza che coincide con la festività cristiana di San Giuseppe lavoratore. Il lavoro, quando c'è, è poco e rimane precario. E per ripartire, il mondo del lavoro necessita di un grande investimento, che arrivi dal mondo della politica e dalle altre agenzie locali che devono unirsi per riavviare il mercato del lavoro».

Un mercato ed una società, quelli italiani, che stando al Rapporto rimangono caratterizzati da 'una bassissima mobilità e da un contemporaneo downgrading (declassamento) della collocazione delle giovani generazioni'. 

«Il mercato del lavoro - conclude Don Giuseppe - oggi potrebbe sfruttare una grande opportunità: la conversione ecologica. Una conversione green che risulta essere indispensabile sia sull'aspetto della tutela dell'ambiente, sia per quanto riguarda un nuovo e deciso avvio nel mondo del lavoro. In queste nuove opportunità, l’uomo si deve lasciare accompagnare dalla tenacia di San Giuseppe. Un uomo che non si è fermato davanti alle difficoltà, ma che ha sempre combattuto per la dignità personale e della sua famiglia»

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