Ero straniero e mi avete accolto

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Ero straniero e mi avete accolto

ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO (Mt 25, 35)

A dicembre si è tenuto, a Roma, il Coordinamento Nazionale Immigrazione (CNI), organizzato da Caritas Italiana. Settantotto operatori e operatrici, provenienti da 59 Caritas Diocesane, si sono ritrovati per confrontarsi e aggiornarsi su aspetti tecnico-legali e umani legati all’immigrazione. Come Caritas Diocesana eravamo presenti perché crediamo fermamente nella ricchezza della mobilità umana e nella necessità di offrire un centro d’ascolto specificamente rivolto ai fratelli e alle sorelle, che, in modi e in misure diverse, sperimentano questa condizione, garantendo loro promozione umana e diritti.

L’atmosfera che si respirava tra i/le partecipanti era di tangibile festa, scaturita dalla bellezza dello stare insieme e da un autentico desiderio, che in certi momenti ha suscitato anche una giustificata rabbia di tutelare dignità e giustizia dei e per i migranti.

La presentazione del Rapporto Immigrazione 2024 ha rivelato una serie di dati che permettono di comprendere meglio il fenomeno migratorio sul territorio italiano. Mentre l’indice di vecchiaia nel Paese aumenta, i giovani sono migranti o aventi background migratorio e, grazie alla dinamica migratoria, la popolazione residente rimane, almeno sul piano numerico, in equilibrio. L’occupazione delle persone d’origine straniera, seppur con una discrepanza tra uomini e donne, è in crescita, con un miglioramento considerevole anche in termini di qualifiche professionali; tuttavia, a fronte di un maggior protagonismo dei giovani stranieri nel mondo del lavoro, si registra un aumento della dispersione scolastica, conseguenza anche di un’insufficiente risposta politica nel processo d’inclusione. Pertanto, s’evidenzia la necessità di rafforzare il supporto extrascolastico per i giovani di origine straniera. La salute mentale è un altro aspetto fondamentale: le radici della fragilità psichica sono certamente connesse alle condizioni di disagio dalle quali le persone fuggono, alle insidie del viaggio, ma anche alle difficoltà d’integrazione, all’esclusione sociale e scolastica. L’accesso alle cure mediche, in generale, è tutt’altro che semplice: basti pensare che la legge di bilancio 2024 (L. n. 213/2023) ha elevato il costo dell’iscrizione volontaria al SSN da 387 euro a 2000 euro per diversi titolari di permesso di soggiorno. Dei 269.689 utenti dei Centri d’Ascolto o servizi Caritas il 57% è d’origine straniera con oltre il 75% in difficoltà economica, il 23,8% in emergenza abitativa e con solo il 7,2% delle famiglie straniere aventi accesso al reddito di cittadinanza.

Tutti questi aspetti evidenziano che la normativa è costantemente un passo indietro rispetto ai mutamenti e ai bisogni della società e, su certi punti, poco esaustiva. I copiosi interventi normativi italiani ed europei tra il 2023-24 (“decreto Cutro”, accordo Italia-Albania, nuovo Patto europeo sull’immigrazione e asilo, Direttiva (UE) 2024/1346 in materia d’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale) intendono controllare i flussi in ingresso e dalle frontiere, con conseguenti inasprimenti sulle misure di trattenimento e sulla procedura di protezione internazionale e con strette alla normativa sui minori non accompagnati. Tutto questo ha sollevato dubbi tra esperti in materia, società civile ed enti religiosi in termini di reale contributo al rafforzamento della solidarietà tra gli Stati membri, ampliamento di canali legali d’ingresso, costi e tutela dei soggetti interessati. Inoltre, non vi è stata l’adozione di norme o provvedimenti destinati alla componente straniera stabile nel nostro Paese e volti al miglioramento della formazione, dell’occupazione femminile, della sicurezza sul lavoro, dell’inserimento scolastico e della riduzione della povertà. La legge sulla cittadinanza, ad esempio, è ferma al 1992. Fortunatamente, la polemica seguita ai giochi olimpici e paralimpici di Parigi sui tratti somatici di atleti italiani o sull’italianità degli stessi, ha permesso di aprire il dibattitto sulla necessità di consentire a giovani di origine straniera di accedere alla cittadinanza italiana, riformando l’attuale legge 91, ancorata allo ius sanguinis, per cui la cittadinanza italiana si acquisisce prioritariamente per discendenza o filiazione. Dunque, chi nasce in Italia non è automaticamente italiano. Chi arriva in Italia può richiedere la cittadinanza dopo 10 anni di residenza regolare ininterrotta. Il processo di naturalizzazione è pero lungo, costoso e complesso, cosicché molte famiglie non riescono a completarlo e anche i minori al loro interno perdono la possibilità di diventare italiani. Attualmente quasi un milione di studenti nati e cresciuti in Italia potranno richiedere la cittadinanza italiana solo al compimento della maggiore età. Al termine delle Olimpiadi, il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha rilanciato un possibile disegno di legge basato sullo ius scholae, che prevede il riconoscimento della cittadinanza per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni, frequentando regolarmente almeno 5 anni di studio.  La speranza è che la proposta non si areni e che venga considerata alla luce della realtà dei fatti e non di parametri ideologici.

La politicizzazione del fenomeno migratorio crea, infatti, un clima di paura e sospetto, rendendo il riconoscimento e l’integrazione di persona d’origine straniera complessi. Particolarmente significativo è stato in tal senso il contributo di Stefania N’Kombo José Teresa, componente Area migrazioni e antirazzismo di Lunaria, che ha evidenziato come si continui a rappresentare le persone di origine straniera o solo come: “una pericolosa massa unica in arrivo attraverso gli sbarchi” o come: “individui criminali rappresentativi di una comunità” oppure, nei rari casi in cui i toni non sono strettamente negativi, come: “l’eccezione rappresentata da singole personalità meritevoli di essere, tutto sommato, considerate parte della società”. Continuando, ha altresì affermato che si sottovaluta fin troppo come questo trascini moltissime persone a percepirsi secondo quelle parole, comportando ‘un’identità fratturata’. Ha sottolineato, però, che attraverso i prodotti culturali come la letteratura e la musica un nuovo attivismo, portato avanti principalmente da persone giovani di origine straniera, stia trovando uno spazio di parola e di reazione, per costruire un ‘noi’ e proporre nuove storie e narrazioni, che, non sono davvero nuove, ma semplicemente non sono mai state davvero viste e ascoltate.

Prendendo in prestito l’analogia di Papa Francesco, nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2024, tra le due immagini – quella dell’esodo biblico e quella dei migranti – comprendiamo che, come il popolo d’Israele ai tempi di Mosè, anche i migranti fuggono da condizioni difficili, incontrando lungo il cammino altrettante insidie. “Ma la realtà fondamentale dell’esodo, di ogni esodo, è che Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo”. Come Caritas Diocesana ci aspetta un cammino complesso ma siamo certi che: “Dio non solo cammina con il suo popolo ma anche nel suo popolo, nel senso che s’identifica con gli uomini  e le donne in cammino attraverso la storia – in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati – come prolungando il mistero dell’Incarnazione” (Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2024). L’incontro con il migrante, così come con ogni fratello o sorella bisognoso del nostro aiuto è occasione di salvezza perché in ognuno di loro è presente Gesù. I poveri ci salvano perché ci permettono d’incontrare il volto del Signore (cfr. Messaggio per la III Giornata Mondiale dei Poveri, 17 novembre 2019).

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