Apriti alla Vita e all'Amore

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Apriti alla Vita e all'Amore

Giovedì, 27 marzo 2025, il Duomo di Nola ha ospitato un incontro significativo con Massimo Recalcati, uno dei più importanti psicoanalisti e intellettuali italiani contemporanei. Professore universitario, saggista e divulgatore, Recalcati ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio della psicoanalisi lacaniana, approfondendo temi legati: all’amore, al desiderio, alla mancanza e al rapporto tra individuo e società.

Durante l’incontro ha esplorato il concetto di vita secondo una prospettiva profondamente umana e spirituale, ispirandosi alle parole di Gesù nel Vangelo: "Talita kum, alzati", un invito non solo a rialzarsi fisicamente e materialmente, ma ad aprirsi alla vita e all’amore in tutta la sua pienezza. Questa apertura non riguarda semplicemente la sopravvivenza biologica, ma l’accoglienza dell’Altro, l’incontro con il desiderio e la capacità di vivere autenticamente.

Ha menzionato anche l’espressione “Effatà”, che ha il medesimo significato "Apriti" e che il sacerdote pronuncia durante il sacramento del battesimo. Questo gesto simboleggia la chiamata a una vita piena, vissuta senza paura, con fiducia, nella disponibilità all’amore e alla trasformazione. Infine, "Finché c’è l’amore, c’è vita" ha sottolineato Recalcati, rimarcando come la vitalità umana non risieda nella sicurezza o nella conservazione della vita stessa, ma nella capacità di amare e lasciarsi toccare dall’esistenza.

Tale incontro ha offerto ai presenti un’occasione di riflessione profonda, in cui la filosofia, la fede e la psicoanalisi si intrecciano armoniosamente. Da una parte, la filosofia e la psicoanalisi esplorano il desiderio umano, la ricerca del senso e l’apertura all’altro; dall’altra, la fede cristiana invita a un abbandono fiducioso, a una relazione d’amore, che supera la paura e il bisogno di controllo.

Questa fusione di prospettive conferma anche la centralità della parola, che nella psicoanalisi riveste un ruolo fondamentale e assume un potere profondamente trasformativo. Il linguaggio, infatti, non è un semplice strumento di comunicazione o un mezzo per esprimere pensieri già formati, ma diviene un veicolo privilegiato per esplorare e comprendere il mondo interiore, permette di elaborare il dolore, di dare un nome al desiderio e di costruire relazioni. Attraverso la parola, infatti, si dà forma all’indicibile, si nomina ciò che altrimenti resterebbe muto e inaccessibile e si riesce a dare voce a emozioni e conflitti che albergano nell’inconscio, a sciogliere nodi interiori, a rielaborale traumi e sofferenze, a riconoscere e accettare parti di sé. La parola così diventa così strumento di cura, di trasformazione e di rinascita.

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