Riflessioni del Direttore
Giornata Mondiale dei Poveri: una speranza cristiana
Carissimi, il prossimo 17 novembre, siamo chiamati come comunità ecclesiale a vivere la Giornata mondiale dei poveri. Questa giornata, come tutti noi sappiamo, è una delle iniziative nate dal Giubileo della Misericordia, affinché la Chiesa, attraverso le azioni tangibili delle comunità cristiane, diventi sempre più segno della carità di Cristo verso gli ultimi e i bisognosi. Una giornata che si propone d’incoraggiare innanzitutto i fedeli a opporsi alla cultura dello scarto e dello spreco, abbracciando invece la cultura dell’incontro.
Don Arcangelo: «Impariamo a pregare per i poveri e a pregare insieme a loro»
Papa Francesco, che ha voluto quest’iniziativa, ha fin da subito chiarito il fine di questa iniziativa: «Desidero che le comunità cristiane, nella settimana precedente la Giornata Mondiale dei Poveri, si impegnino a creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto. In questa domenica, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Secondo l’insegnamento delle Scritture accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre. A fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare in questa Giornata ci sia sempre la preghiera» (Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale dei Poveri 2024).
“La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Sir 21,5) è il tema dell'edizione 2024. Nell’anno dedicato alla preghiera, in vista del Giubileo Ordinario 2025, questa espressione della sapienza biblica è quanto mai appropriata per prepararci all’VIII Giornata Mondiale dei Poveri. La speranza cristiana abbraccia anche la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio ma non qualsiasi preghiera bensì la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e “leggiamola” sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza.
Imparare a pregare per i poveri e a pregare insieme a loro, con umiltà e fiducia è un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità. È un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi. Dobbiamo ringraziare il Signore per le persone che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri. Sono sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che, con la loro testimonianza, danno voce alla risposta di Dio alla preghiera di quanti si rivolgono a Lui. Il silenzio, dunque, si spezza ogni volta che un fratello nel bisogno viene accolto e abbracciato.
L'esempio e la testimonianza dei Santi
I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro. Riprendendo l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco ha evidenziato l’esigenza di alimentare la preghiera: «In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. E’ una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. La preghiera, trova nella carità che si fa incontro e vicinanza la verifica della propria autenticità. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana». (Messaggio del Santo Padre per la Giornata dei poveri 2024)
In questo senso papa Francesco sottolinea l’esempio di santa Madre Teresa di Calcutta e di san Benedetto Giuseppe Labre: «In questo contesto è bello ricordare la testimonianza che ci ha lasciato Madre Teresa di Calcutta, una donna che ha dato la vita per i poveri. La Santa ripeteva continuamente che era la preghiera il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi».
Attraverso la pedagogia dei fatti, siamo chiamati ad educare alla carità; ad impegnarci personalmente ed aiutarci reciprocamente, sia come singoli cristiani sia come comunità, a tradurre in azioni concrete il progetto di Dio. Siamo chiamati, cosi come ci invitava il nostro vescovo Marino all’inizio del convegno Diocesano di settembre, « ad aprire cantieri affinchè ci siano sempre lavori in corso e dove non si può affiggere il cartello personale al completo, ma tutti e sempre, nessuno escluso ci alleniamo per rimanere in ascolto della novità dello Spirito avviando continui processi per meglio discernere i segni dei tempi ed essere profeti di speranza ed sempre di più una comunità cristiana agile, allenata, atletica». (cfr Saluto del vescovo Francesco Marino al cardinale Matteo Zuppi in occasione del convegno diocesano 2024).
«Accogliamo l'invito del Santo Padre»
Concludo queste brevi riflessioni ricordando quanto ci ha detto il cardinale Zuppi, lo scorso venerdì 21 settembre, durante il nostro convenire insieme come chiesa di Nola: «Quando cominciamo a seguire il Signore, lo aiutiamo a rendere la folla una famiglia. Andando incontro alle persone sole, le persone fioriscono. Quanto sarebbe bello se tutta la parrocchia fosse “una Caritas”, altrimenti che facciamo, lasciamo agli esperti? Così il paradiso lo viviamo oggi. Se incontriamo uno che ha fame, comincio a fare qualcosa e coinvolgo i miei amici di comunità. Siamo spettatori o ci chiediamo come aiutare? Ogni cristiano deve essere una "Caritas": in tanti si scartano da soli perchè non hanno aiuto o perché non lo trovano. Dovremmo essere come nostra madre, che non ci molla mai. Come Maria a Cana, che per prima si è accorta della mancanza di vino». Conclude poi il cardinale Zuppi l’incontro dicendo: « La profezia è vedere oggi con gli occhi del Signore quello che Egli vuole per il futuro di ogni singola persona. Non è immaginare un mondo che non c’è. La profezia è aiutare le persone a vedere ciò che non vedono; è soccorrere, insegnare, è aiutare in qualsiasi modo. La profezia è alzare gli occhi e guardare con gli occhi di Gesù. Come il mandorlo che è il primo albero a fiorire annunciando la primavera, indicandola: questa è profezia. E, come ci ha ricordato papa Francesco in una catechesi sulla speranza “il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione. Dio non delude: se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni. Tutto nasce per fiorire in un’etrna primavera. Anche Dio ci ha fatto per fiorire. Ricordo quel dialogo, quando la quercia ha chiesto al Mandorlo: Parlami di Dio. E il mandorlo fiorì”».
Infine, accogliamo l’esortazione che papa Francesco fa al termine del suo messaggio per questa giornata: «A farci ‘pellegrino di speranza’, come è scritto nell’esortazione apostolica ‘Gaudete et exsultate’, in un mondo che ha abbandonato la parola ‘speranza’: “Non dimentichiamo di custodire ‘i piccoli particolari dell’amore’: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto. Questi gesti non si improvvisano; richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera».