Giornata mondiale della fotografia: le emozioni del Photovoice

Oggi, 19 agosto, si celebra l'arte degli scatti che la Caritas di Nola utilizza in alcune sue attività ed esperienze
Cultura

Giornata mondiale della fotografia: le emozioni del Photovoice

Oggi, 19 agosto, si celebra la Giornata mondiale della fotografia. In questa stessa data del 1839, il fisico francese François Arago presentò all’Accademia delle Scienze e della Arti Visive a Parigi il dagherrotipo, il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini. La fotografia è anche al centro di alcune attività della Caritas della diocesi di Nola che attraverso lo strumento del Photovoice prova a far venire fuori quelli che sono gli attimi più emozionanti ed importanti durante un'esperienza vissuta.

La fotografia come uno stumento d'arte

«La fotografia è un'invenzione che ha cambiato radicalmente il modo in cui vediano quello che ci circonda: possiamo visitare posti lontani senza muoverci, condividere e (ri)vivere emozioni e momenti importanti anche a distanza. prima tutto questo non era possibile»: queste sono le parole dell'ideatore della Giornata mondiale della fotografia, Korske Ara.

La parola fotografia deriva dal greco photòs “luce” e graphìa “scrittura”, e significa “scrittura della/con la luce”. Essa rappresenta una forma d'arte che col tempo si è rinnovata, conservando sempre il suo significato nell'immortalare bellezza ed emozioni di un momento vissuto.

Il Photovoice nelle attività della Caritas di Nola

Il Photovoice è uno strumento che combina la fotografia e l’azione partecipata, permettendo alle persone di esprimere il loro punto di vista attraverso proprio la fotografia. Nelle sue attività ed esperienze, la Caritas della diocesi di Nola ha utilizzato questo strumento non solo d'arte ma anche per il suo significato sociale. Il Photovoice nasce negli anni ’90, quando la dottoressa Caroline C. Wang, docente di Salute Pubblica presso l’Università del Michigan, e Mary Ann Burris, fotografa e attivista comunitaria, hanno sviluppato questa metodologia. 

Wang e Burris, con questo strumento, hanno individuato tre punti cardine: dar modo alle persone di documentare e mettere in evidenza le risorse e le criticità del contesto in cui vivono; promuovere dialogo critico attraverso l’osservazione e la discussione di fo­tografie in gruppi di diverse dimensioni, e per condividere conoscenze riguardo alle tematiche che caratterizzano le comunità; comunicare con i decisori politici e con chi sia in grado di realizzare cam­biamenti.

Il Photovoice è stato utilizzato dalla Caritas di Nola durante il viaggio dei respondabili di Caritas Jordan in Campania e nell'esperienza di Agosto col grembiuele con la partecipazione dei giovani volontari delle Caritas di Pistoia e Pescia. «Ogni fotografia scattata dai ragazzi racchiude qualcosa di significativo per loro, un momento in cui occhi, mente e cuore si sono allineati. Le immagini sono state il punto di partenza per ripercorrere la bellezza dei giorni condivisi, fare memoria dei volti incontrati nei quali hanno ritrovato un po’ anche loro stessi», si legge in un commento all'attività durante l'esperienza di Agosto col grembiule.

«Si ritorna a casa con il proprio "bottino" di foto, ricordi e affetto»

A spiegare le emozioni vissute durante una delle attività del Photovoice è Luisa Sbarra, referente dell'Osservatorio Risorse e Povertà della Caritas di Nola: «Mi è capitato di prendere parte, per la prima è unica volta finora, ad un Photovoice durante il viaggio della delegazione dei volontari della Caritas Jordan in Campania. Non mi ero informata molto a riguardo per mantenere quanto più più "pura" possibile la mie esperienza, sapevo solo quello di cui si aveva bisogno dal nostro vicedirettore Raffaele: una stampante per foto, una stanza dove appenderle a dei fili, matite, pennarelli e penne. Durante l'intera settimana in giro per la Campania, ogni giorno, ognuno di noi avrebbe scelto una foto scattata e l'avrebbe appesa a quei fili. Il tutto poi si sarebbe concluso in un momento particolarmente intenso. La chiusura infatti dell'esperienza è segnata da una musica di sottofondo che ti entra dentro mentre tu passeggi tra tutte le foto messe a terra e dove chi ha voluto ha scritto qualcosa. Le guardi tutte una ad una e ti segni quali vorresti portare con te come ricordo di tutta l'esperienza. Ad un certo punto passeggi e inizi a prenderle, magari anche cercando di capire chi l'ha messa lì a terra, se avete avuto le stesse emozioni e leggendo le varie didascalie. Dopo ciò ci si abbraccia, ci si commuove e si ritorna a casa con il proprio "bottino" di foto, ricordi e affetto».

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