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«Il primo povero sono io»: ritorna l'esperienza di Agosto col grembiule
Dal 2 all'8 agosto, alcuni giovani delle Caritas delle diocesi di Pistoia e Pescia vivranno una settimana esperenziale presso la struttura del Centro Elim di Somma Vesuviana, in occasione di «Agosto col grembiule», promosso ed organizzato dalla Caritas della diocesi di Nola. Il referente dell'esperienza di volontariato è don Sebastiano Marino, coadiuvato dall'equipe della Caritas nolana.
Un nuovo modo di vivere il volontariato
«Agosto non è il periodo in cui si va solo in vacanza e l'esperienza di Agosto col grembiule vuole testimoniare che la cura del povero non manca mai», con queste parole don Sebastiano Marino annuncia il ritorno della settimana di volontariato promossa della Caritas della diocesi di Nola.
«Quando mi hanno chiesto di riprendere il format di Agosto col grembiule, abbiamo messo insieme anche l'idea di rivolgere l'esperienza ai giovani nel far conoscere loro il volontariato in un modo diverso, a partire proprio dal fatto che mentre tutti vanno in vacanza, i poveri e quindi il volontariato non può andare in vacanza - evidenzia don Sebastiano -. A questa prima intuizione abbiamo poi unito una seconda riflessione, ossia il volontario, prima di poter essere volontario in quanto tale, è parte di un gruppo di lavoro e ha bisogno prima di una buona e profonda conoscenza di se stesso per fare il bene che intende fare. Ecco allora che il campo non assume più la usuale esperienza del fare quanto piuttosto "l'essere" del volontario. Il campo accoglierà giovani dai 17 ai 21 anni di due diocesi toscane con le quali si è instaurato un rapporto di collaborazione. In questa prima di settimana di Agosto con il grembiule il tema sarà "Il primo povero sono io" perché ciascuno partirà dalla propria vita».
Le attività saranno diverse durante le giornate del campo: sono stati organizzati laboratori pratici e testimonianze di vita passando per momenti conviviali. «Proprio perché l'idea è il lavoro sulla propria persona si passa da un format che coniugava eventi di senso a un format che vuol dire il senso degli eventi. Il senso di me, giovane volontario che sento nel cuore il desiderio di mettermi a servizio delle fragilità di chi ho di fronte. Per cui sono stati pensati laboratori con quella porzione di giovani utenti e giovani volontari che a partire dalle proprie fragilità "ce l'hanno fatta". Per cui non l'idea di lectio frontali quanto piuttosto gruppi di condivisione del proprio vissuto nel quale potersi rispecchiare e rifletter-si», aggiunge don Sebastiano. Dunque, l'esperienza di volontariato avrà una nuova veste cucita in base alle esigenze dei giovani che desiderano fare esperienza di vita con e per i poveri.
Le giornate finiranno sempre con momenti di festa e di contaminazione culturale. Non mancheranno, ovviamente, incontri di preghiera e spiritualità. «'Insieme e cura reciproca' saranno i punti di riferimento per questa esperienza che vuole rispondere sia all'esigenze del volontario sia a quelle del povero», conclude don Sebastiano.